Speciale Halloween: tour ai fantasmi di Roma (parte 1)

Se siete appassionati di esoterismo, brividi e misteri, allora non perdete questo tour ai fantasmi di Roma. Un itinerario che vi farà guardare il centro storico della capitale con occhi diversi!

Non solo storia e arte, ma anche segreti e misteri. Nelle strade antiche e suggestive di Roma, maestosi monumenti e lugubri leggende intrecciano le loro trame in modi terribilmente affascinanti.

Proprio la Città Eterna, non a caso, è nota anche per essere una delle metropoli più esoteriche al mondo. E tant’è che in ogni angolo della città, dietro le secolari rovine romane o all’interno delle sfarzose dimore barocche, si nascondono diverse leggende e racconti popolari che parlano di figure e presenze spettrali. Sarebbero tanti, infatti, i fantasmi che popolano la città, e che tornano a far visita i residenti e i turisti mentre passeggiano tra le strade che hanno segnato la loro triste sorte.

Ecco dunque un itinerario di circa due ore che vi permetterà di ripercorrere i loro stessi passi, di visitare i luoghi infestati, e di vivere un’esperienza originale nella Roma esoterica, con un tocco di magia e mistero e che va ben oltre i confini del tempo. Si parte!

Piazza San Pietro: il fantasma di Giulio Cesare e le anime degli ossessi

Il nostro itinerario parte da Città del Vaticano, dalla piazza della Basilica di San Pietro. È infatti proprio da questo noto monumento che prende vita la leggenda del fantasma di Giulio Cesare. La storia, dai contorni mistici e non verificabili, risale all’epoca dell’Impero Romano e ha un legame parecchio insolito con Piazza San Pietro. Si credeva che fino al 1585, sulla cima dell’obelisco che si trova in piazza, ci fosse un globo dorato che conteneva, secondo la tradizione, le ceneri di Giulio Cesare, generando leggende e suggestioni. Si dice che il fantasma di Cesare si manifesti attorno all’obelisco, in particolare durante la notte dell’Idi di Marzo, la data in cui fu assassinato, ovvero il 15 marzo.

Inoltre, all’interno della Basilica di San Pietro si trova la cosiddetta “colonna degli ossessi“, proveniente dal tempio di Salomone, dove venivano legati gli individui posseduti durante i rituali di esorcismo per liberarli dai demoni. Questa tradizione ha generato leggende relative a fantasmi e avvistamenti all’interno della basilica, che persistono ancora oggi. La basilica di San Pietro è considerata ricca di segreti, spesso associati ai numerosi Papi che vi hanno risieduto nel corso della storia, sebbene – come abbiamo visto – il suo intricato e intrigante passato mostra legami persino con l’antica Roma.

Castel Sant’Angelo: i fantasmi di Beatrice Cenci e Mastro Titta

Proseguendo il nostro itinerario, ci spostiamo ora a Castel Sant’Angelo, percorrendo pochi passi da Piazza San Pietro. Questo bellissimo monumento, di cui abbiamo parlato anche in un altro nostro articolo, è legato a ben due fantasmi. Il primo è quello di Beatrice Cenci, una giovane donna del Rinascimento italiano, vissuta tra il 1577 e il 1599, la cui vita fu segnata da abusi da parte di suo padre, il Conte Francesco Cenci.

La storia narra che Beatrice fu vittima di abusi domestici e violenze continue da parte del padre violento. Suo padre finì persino in prigione per sodomia, ma quando venne liberato (pare grazie ai suoi legami con le famiglie aristocratiche e alla sua ricchezza), ricominciò a commettere i suoi crimini, al punto che sia Beatrice che la matrigna furono segregate in una rocca in Abruzzo, a Petrella Salto.

Lontane da tutto e da tutti, le donne continuarono a subire la violenza e le torture del Conte, fino a quando non realizzarono di vendicarsi, e di liberarsi definitivamente del “nobile orco”. In particolare, fu Beatrice che organizzò la morte di suo padre, grazie alla complicità di alcuni vassalli e dei suoi fratelli. Non passò molto tempo, però, che la congiura venne infine scoperta, e tutti e tre furono dapprima incarcerati e processati a Castel Sant’Angelo, poi condannati a morte dalla giustizia papale. La leggenda vuole allora che il fantasma senza pace della giovane si aggiri ancora nei pressi della grande fortezza romana, camminando avanti e indietro sul Ponte di Castel Sant’Angelo, e apparendo regolarmente nella notte tra il 10 e l’11 settembre.

Il secondo fantasma che viene narrato aggirarsi per Castel Sant’Angelo, invece, è quello di Giovanni Battista Bugatti, meglio noto come Mastro Titta, ovvero il famoso boia di Roma. La leggenda vuole che Mastro Titta possa essere avvistato nei pressi di Castel Sant’Angelo poco prima dell’alba, avvolto da un mantello scarlatto. Un manto, quello, che usava quando svolgeva le sue funzioni da boia ufficiale della città, sotto gli ordini della giustizia papale.

La storia ci tramanda che, a causa di alcune restrizioni che vietavano ai carnefici di vivere all’interno delle mura cittadine, Mastro Titta avesse dimora presso un’umile casa lungo la sponda destra del Tevere, nel Rione Borgo. Per poter andare ad eseguire le esecuzioni che gli venivano commissionate, l’uomo era solito perciò attraversare Ponte Sant’Angelo, fatto questo che portò alla nascita del famoso detto popolare “Mastro Titta passa ponte” – e che indicava come quel giorno vi sarebbe stata un’esecuzione.

La sua cruenta “carriera” (iniziata pare a soli 17 anni) durò ben 68 anni, dal 1796 al 1864, tanto che giustiziò oltre 500 sentenziati. Tra i metodi di esecuzione capitale commissionatigli, però, non vi era soltanto la decapitazione, ma anche l’impiccagione, l’uccisione a colpi di mazza e lo squartamento. Sebbene fossero uno spettacolo macabro e raccapricciante, le esecuzioni erano in realtà vissute come veri e propri eventi popolari, tanto che viene narrato di come i padri portassero i loro figli maschi per assistere alle morti dei condannati – a monito di ciò che sarebbe significato commettere un crimine.

La leggenda vuole poi che Mastro Titta offrisse ai condannati una presa di tabacco, così da rendergli la sofferenza più sopportabile. Prima di ogni esecuzione, inoltre, pare si confessasse e facesse comunione, ed è stato testimone di molte personalità dell’epoca, tra cui George Gordon Byron e Charles Dickens – che hanno tra l’altro documentato le sue stesse esecuzioni. Il suo mantello rosso e il coltello usato per le condanne sono oggi conservati presso il Museo Criminologico di Roma.

Piazza Navona: il fantasma di Costanza De Cupis

Proseguiamo la nostra passeggiata spostandoci ora lungo Ponte Sant’Angelo e, dopo averlo attraversato, incamminandoci sul lungotevere, andando in direzione Fontana Tor di Nona. Ammirando il meraviglioso paesaggio, e scrutando infine anche il monumentale palazzo della Corte di Cassazione, ci dirigiamo verso via Giuseppe Zanardelli, fino ad arrivare a Piazza Navona.

Proprio qui, infatti, incontriamo il nostro quarto fantasma del tour. Del resto, secondo quanto narra la leggenda, nelle notti di luna piena a Palazzo De Cupis pare sia possibile intravedere l’ombra di una bellissima mano femminile, appena dietro una finestra. Si tratta della mano di Costanza De Cupis, giovane e avvenente donna data in sposa a un membro della famiglia De Cupis nei primi anni del Seicento. Secondo le tradizioni, pare che la sua mano fosse così perfetta da attirare l’attenzione di poeti e artisti, tanto che uno di loro addirittura la immortalò in un calco di gesso poi esposto nella sua bottega.

Questo singolare calco divenne col tempo una vera e propria attrazione per curiosi e visitatori, tanto che un giorno, un frate domenicano di San Pietro in Vincoli, vedendo la mano, fece un commento che, in qualche modo, diventò oscuro presagio nei confronti della donna. Il sacerdote, infatti, esclamò che “se la mano fosse appartenuta a una persona viva, data la sua bellezza correva il rischio di essere tagliata” e rubata.

Questo commento giunse alle orecchie di Costanza, che iniziò a vivere nel terrore e nella paura di essere punita per la sua vanità. Tale predizione sembrò avverarsi quando la giovane, segregatasi in casa in via precauzionale, si punse un dito durante il ricamo, e la ferita si infettò rapidamente, costringendo all’amputazione della mano. Poco tempo dopo, Costanza, che già era amareggiata dalla perdita di quel prezioso arto, morì a causa delle complicanze procurategli da quel gravoso incidente.

Tale sfortunata storia nutrì allora la leggenda che vede la giovane, dallo spirito ancora tormentato da quella disgrazia, apparire di notte in strada e in piazza, mentre la sua mano appare dietro una delle finestre dell’antico Palazzo De Cupis (oggi conosciuto come Palazzo Tuccimei), lungo via di S. Maria dell’Anima.

Palazzo Pamphilj: il fantasma di Donna Olimpia, detta Pimpaccia

A fare da sfondo della quinta leggenda spettrale romana, è ancora Piazza Navona, con il suo Palazzo Pamphilj – oggi sede del Consolato del Brasile a Roma. Questa volta, però, la protagonista è un’altra donna dal destino sfortunato: stiamo parlando di Donna Olimpia Maidalchini, detta anche “la Pimpaccia“.

La storia ritrae Donna Olimpia come una donna ambiziosa di umili origini che, grazie al suo secondo matrimonio con Pamphilio Pamphilj, riuscì ad arrivare ai gradini più alti della scala sociale. Suo cognato, del resto, divenne Papa Innocenzo X, fatto che le permise di guadagnare notevole influenza e potere nella capitale. Nonostante tutto, però, rimase una figura impopolare fra i romani, che non sono non la vedevano di buon occhio, ma pare persino la considerassero un essere diabolico – se non addirittura l’amante del papa.

Dalla sua residenza, che si affacciava direttamente su Piazza Navona, Donna Olimpia esercitava al contempo un potere considerevole, manipolando gli eventi e influenzando il pontefice stesso. Tuttavia, dopo la morte del marito, la sua fortuna iniziò a declinare, e con il decesso di papa Innocenzo X, avvenuto nel 1655, si ritrovò costretta ad abbandonare rapidamente Palazzo Pamphilj (non prima però di aver trafugato ben due casse d’oro).

Scaltra e arrampicatrice, con una fervida ossessione per il denaro, il potere e gli eccessi, la donna venne esiliata dal papa successivo, Alessandro VII, in una località a nord di Roma. Le venne inoltre intimato di restituire tutto l’oro rubato, ordine al quale si rifiutò di obbedire fino alla fine dei suoi giorni, che sopraggiunse a causa di un’epidemia di peste due anni dopo.

La leggenda vuole allora che il fantasma di Donna Olimpia si aggiri tra Piazza Navona, Ponte Sisto, Piazza San Pietro e Trastevere, a bordo di una carrozza fiammeggiante trainata da quattro cavalli mentre si dirige, dirompente, verso l’antica residenza di famiglia per portare in salvo la casse rubate. Gli avvistamenti avverrebbero nelle notti di luna piena o in alcune serate particolari, e pare che il suo fantasma conceda una benedizione demoniaca a tutti coloro che la incontrano. La tradizione, però, consiglia di non guardarla mai in volto, e di gettarsi invece a terra invocando la benedizione della Madonna.

Se camminare tra i segreti e i misteri della capitale non ti spaventa, e vuoi proseguire il nostro tour ai fantasmi di Roma, allora leggi anche la seconda parte dell’itinerario.

Valeria Girardi

Dal cognome veneto e dal sangue marchigiano, sono nata e cresciuta a Roma. Giornalista e traduttrice, amo scrivere, raccontare e viaggiare. Sempre pronta a esplorare luoghi insoliti e non convenzionali, quando si tratta di partire non mi tiro mai indietro. I road trip, i viaggi in treno e le destinazioni immerse nella natura sono ciò che più preferisco.

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