Arpino, borgo gioiello della Ciociaria: cosa fare e cosa vedere

Tra le dolci colline del basso Lazio, nel cuore della Ciociaria, Arpino è senz’altro uno dei borghi gioiello dalle origini antichissime: ideale per una gita fuori porta, ecco cosa fare e vedere nella città di Cicerone.

Arpino, cosa fare e cosa vedere
Arpino, cosa fare e cosa vedere – ilturismochenontiaspetti.it

Girovagare per le bellezze naturalistiche, storiche e artistiche della Ciociaria è sempre una ricca emozione. Per chi scende da Roma, dirigersi verso i suoi borghi e le sue città significa ritrovarsi a percorrere dei paesaggi mozzafiato, caratterizzati da una natura incontaminata e da colline ondulate, solcati da fiumi e corsi d’acqua, e costellati da paesi che affondano le loro origini nel Medioevo, se non ancor prima.

Ogni angolo di questa zona del Lazio offre agli occhi panorami pittoreschi, e con la sua atmosfera autentica riesce a trasportare i visitatori in un viaggio nel tempo. Un tempo che si ritrova nella suggestiva Riviera d’Ulisse e nelle Colline di Cicerone, delle quali Arpino risulta uno dei centri più antichi. Ideale per chi vuole dedicarsi a una gita fuori porta, ecco cosa fare e cosa vedere in questa caratteristica località millenaria.

Indice

La storia di Arpino, la città di Cicerone

La statua di Cicerone
La statua di Cicerone lungo il Belvedere – ilturismochenontiaspetti.it

Arpino è un borgo situato nella provincia di Frosinone, arrampicato sul versante collinare sinistro della Valle del Liri. Dalla sua acropoli si gode di una bellissima vista delle località sottostanti, tra cui la ben nota Isola del Liri. Famosa per essere la città natale di Marco Tullio Cicerone, uno dei più grandi oratori e filosofi dell’antica Roma, Arpino vanta un patrimonio storico e culturale straordinario. Ha dato i natali anche a Caio Mario (noto condottiero) e Vipsanio Agrippa (al quale dobbiamo il Pantheon), a Giuseppe Cesari (detto il Cavalier d’Arpino, maestro del Caravaggio), e in epoca contemporanea allo scultore Umberto Mastroianni.

La sua fondazione è legata alla leggenda del dio Saturno, e si racconta che venne abitata dai mitici Pelasgi. Dominata dai Romani dopo i primi insediamenti da parte dei Volsci e dei Sanniti, Arpino divenne un importante centro della civiltà romana nella Valle del Liri. Durante l’Alto Medioevo, fu teatro di conquiste e invasioni, subendo danni e distruzioni – periodi nei quali mantenne comunque la sua importanza strategica.

Piazza Municipio - Arpino
Arpino cosa vedere: Piazza Municipio con il Palazzo Boncompagni – ilturismochenontiaspetti.it

Nel corso dei secoli, la città passò sotto il dominio di diverse famiglie nobiliari e sovrani, contribuendo alla difesa dei confini del Regno di Napoli e diventando un fiorente centro di cultura. Divenne fulcro dell’industria della lana nella Valle del Liri durante il Rinascimento e il Barocco, così come anche un prezioso scrigno di arti e mestieri tramandati nel tempo. Tuttavia, a seguito dell’Unità d’Italia e delle gravose conseguenze provocate dalla Seconda Guerra Mondiale, il paese assistette a una inevitabile decadenza economica, e subì una sostanziale perdita di popolazione a causa dell’emigrazione.

Oggi, Arpino conserva il suo fascino storico e architettonico, con le sue strade acciottolate, le sue chiese antiche e i resti delle fortificazioni medievali. La città si estende su quattro quartieri, ovvero Civita Falconara, Ponte, Colle ed Arco, che si congiungono tutti nella Piazza Municipio, cuore pulsante della vita cittadina. Nonostante le sue vicissitudini, il borgo rimane un luogo di grande suggestione, dove storia e tradizione si fondono armoniosamente con il presente. È infatti una delle tappe del cammino di San Benedetto, ed è stata palcoscenico di diversi film, quali Il primo Natale di Ficarra e Picone, o Splendor di Ettore Scola e con Massimo Troisi – non a caso, Arpino è anche denominata città del cinema.

La nostra esperienza

Arpino e i suoi vicoletti
Arpino e i suoi vicoletti – ilturismochenontiaspetti.it

📅 Periodo della visita: aprile 2024
Durata della visita: una giornata intera, includendo l’Acropoli e Forglieta
🚞 Come siamo arrivati: in auto da Roma, in circa 2:30 ore di viaggio
🥾Tipo di esperienza: urban trekking, a ritmo lento e intervallato da soste

Siamo partiti da Roma in auto, e ci siamo lasciati cullare dal dolce susseguirsi si colline, paesi e colpi d’occhio naturali percorrendo le strade provinciali. In poco più di un paio d’ore siamo arrivati nei pressi dell’area parcheggio Belvedere, dove prima ci ha accolto un’iscrizione poetica in giapponese, e un suggestivo panorama che si affaccia sia sulla parte più alta del borgo, il quartiere di Falconara, che sulla valle sottostante. A darci un caloroso saluto è stata anche la colorata statua di Cicerone, simbolo non a caso della città.

La città è costellata di scorci e vicoletti suggestivi, tantissimi gatti – pronti a farsi coccolare e fotografare – e pagine di libro scolpite nella pietra, con iscrizioni e citazioni dedicate alla città. Sono sparse per tutta la città, e si tratta di riproduzioni in pietra di poesie che famosi poeti contemporanei, ospiti di Arpino, hanno dedicato alla città. Un bellissimo progetto, questo, ideato da Massimo Struffi e Giuseppe Bonaviri.

Il borgo è perfetto per chi ama fare trekking urbano. La cittadina, infatti, è visitabile interamente a piedi nell’arco di una mezza giornata – o una giornata intera, se si considera la possibilità di mangiare qualcosa in loco e di recarsi nei punti di interesse che si trovano attorno al centro abitato. Nel fine settimana, presso la piazza centrale, i punti ristoro animano l’atmosfera con musica e intrattenimento, mentre più in generale il centro storico si colora di eventi culturali, tradizionali, e di rievocazioni storiche. Anche per questo, suggeriamo di tenere d’occhio i canali ufficiali del comune per restare aggiornati sul calendario e le varie programmazioni.

Cosa vedere ad Arpino

libro di pietra Apino - Takahashi Mutsuo
Il libro di pietra ad Apino, con dedica di Takahashi Mutsuo – ilturismochenontiaspetti.it

Arpino offre tantissimi punti di interesse da scoprire e visitare. Facciamo iniziare la nostra visita dal quartiere Arco, con il quale il borgo benvenuta i viaggiatori che lo raggiungono. Una foto la meritano, in questo caso, sia la colorata statua di Cicerone, sia il primo libro di pietra con la dedica del poeta giapponese Takahashi Mutsuo, oltre che ovviamente il meraviglioso Belvedere, che si affaccia sulla valle e offre uno scorcio del quartiere Civita Falconara.

Incamminandosi lungo via Giuseppe Cesari, si raggiunge la Chiesa di San Michele Arcangelo, una delle più importanti di Arpino. Costruita probabilmente sopra un antico tempio pagano, la sua architettura barocca e gli interni riccamente decorati la rendono una tappa imperdibile per i visitatori interessati al turismo religioso. La collegiata si affaccia sulla vivacissima piazza principale, ovvero Piazza Municipio, con la statua bronzea di Cicerone risalente al 1958 e la statua di Caio Mario (1938). Sulla stessa piazza, si affacciano anche il Liceo e Convitto Nazionale Tulliano, fondato nel 1814 dall’allora Re di Napoli Gioacchino Murat, e Palazzo Boncompagni, importante residenza storica della famiglia nobiliare Boncompagni oggi aperta al pubblico.

Chiesa di San Michele Arcangelo
Arpino cosa vedere: la Chiesa di San Michele Arcangelo – ilturismochenontiaspetti.it

Salendo verso via Pio Spaccamela, ci si dirige verso il quartiere Colle. Proprio da qui, dunque, ci addentriamo nella suggestiva città vecchia di Arpino, sviluppata lungo le strette stradine risalenti all’epoca medievale, e arricchita da un’architettura risalente ai secoli scorsi. Al termine della camminata, si arriva presso l’Area parcheggio Colle. Al suo ingresso vi è il mezzobusto del Generale Pio Spaccamela e un altro libro di pietra, questa volta con un passo poetico firmato dall’autrice Silvia Baron Supervielle. Sebbene sia a tutti gli effetti un parcheggio, da questo punto si gode di una vista panoramica sulla campagna circostante e sui meravigliosi scorci cittadini. Poco distante, più nascosto tra le viette, vi è un invece parco, silenzioso e accogliente, dove si può godere di un’altra meravigliosa vista sulla città e i suoi dintorni.

Di questo quartiere, che rimane per lo più residenziale, da visitare sono il palazzo Polsinelli, il palazzo Spaccamela, l’antico lavatoio, la fontana medievale Capo di Bove, e la più interessante la Chiesa di Sant’Andrea. Quest’ultima è stata ricostruita nel 13° secolo dopo la distruzione del 1252 e poi di nuovo nel 1533. La facciata è stata recentemente restaurata, ma l’affresco di San Andrea è andato quasi del tutto distrutto. All’interno, c’è una pala d’altare dipinta dal Cavalier d’Arpino, famoso pittore del tardo manierismo. Accanto alla chiesa si trova il Monastero di Clausura delle Benedettine, fondato da Santa Scolastica nel 540.

Terminata la visita, ci si incammina ora verso i torrioni medieviali che delimitano la cittadina, giungendo alla Porta di Saturno. Da questo quartiere, che sorge subito sotto l’acropoli, partono stradine che si diramano sia verso sud, che verso nord – e che permettono quindi di raggiungere a piedi l’antica area di Civitavecchia. La nostra camminata, però, non è ancora finita, e dirigendosi in questo caso verso la parte meridionale della città, riscendiamo in direzione centro storico, facendo attenzione a passare lungo via dell’Aquila Romana, dove è situato il Museo Industriale della Lana. Ospitato presso l’ex chiesa di S. Domenico, il museo offre ai visitatori una ricca dotazione di reperti e macchinari storici, oltre che un’accurata documentazione storica ed iconografica curata da esperti. Si sottolinea che il museo è aperto soltanto su prenotazione.

Vista dal quartiere Colle
Vista dal quartiere Colle – ilturismochenontiaspetti.it

Riscendendo verso Corso Tulliano, ci dirigiamo ora verso il quartiere Ponte. Dirigendosi verso sinistra, ci incamminiamo verso Palazzo San Germano, e la Chiesa di Sant’Antonio di Padova. Il primo fu costruito tra il 1879 e il 1884. Circondato da un vasto parco, fu originariamente sede della “Scuola Apostolica Venerabile Castelli” dei Padri Barnabiti. All’interno, nel salone delle feste, si trova uno splendido affresco di Giuseppe Sciuti intitolato “L’Aurora”. La Chiesa, invece, risale alla seconda metà del 13° secolo, sorge su un’antica necropoli romana, ed era dedicata a San Nicola di Bari. Al suo interno vi sono opere e affreschi degni di nota, alcuni dei quali firmati dal Cavalier d’Arpino, mentre all’esterno si gode di alcuni caratteristici scorci sul piccolo torrente Rivieto.

Vista sul quartiere Falconara
Vista sul quartiere Falconara – ilturismochenontiaspetti.it

Ripercorrendo il corso, ci muoviamo ora verso il Monumento ai caduti e la Fontana dell’Aquila Romana, risalente alla seconda metà del 17° secolo. Inizia così l’esplorazione del quartiere Falconara, o località Castello. Si tratta della parte più alta della città, sviluppata su una dolce collina dominata dal Castello Ladislao, e dalla quale si gode di una meravigliosa vista delle aree circostanti.

A darci il benvenuto è il portale tardo-barocco di Palazzo Conti: una volta superato, la struttura urbanistica medievale offre agli occhi dei viaggiatori un ricco susseguirsi di edifici signorili, vicoli, archi e scalinate, che salgono in direzione della rocca. Il quartiere presenta ancora tratti visibili delle antiche mura poligonali lungo via Caio Mario, che conduce alla piccola chiesa di San Rocco, costruita su un antico torrione difensivo.

Proseguendo la nostra esplorazione, ci imbattiamo in diversi punti panoramici e pagine del Libro di Pietra, oltre che nella chiesetta della Madonna di Loreto, risalente al 18° secolo e costruita sui resti di un’antica torre, e nel monumento a San Francesco d’Assisi. Continuando la nostra camminata lungo via Forletti Pasquale, raggiungiamo il Castello di Ladislao, originariamente noto come Castrum Pescli Falconariae, fortificato nel 1409 da re Ladislao d’Angiò-Durazzo. Ad oggi, il castello ospita un museo con opere d’arte di Umberto Mastroianni e altri artisti, oltre ad essere la sede della fondazione omonima.

Infine, muovendoci nuovamente verso il centro storico, raggiungiamo la piazza di Civita, con la chiesa di Santa Maria di Civita, insieme all’elegante Palazzo Quadrini. La chiesa, situata in cima alla collina, risale al 12° secolo, ed è stata eretta sopra quello che era un tempio pagano dedicato a Mercurio Lanario. Il suo campanile barocco è visibile da tutta la città, e presenta un interno decorato con affreschi e opere d’arte sacra.

Arpino: cosa vedere e non perdere nei dintorni

Arpino cosa vedere: l'Acropoli di Civitavecchia
Arpino cosa vedere: l’Acropoli di Civitavecchia – ilturismochenontiaspetti.it

Oltre al borgo cittadino, da visitare è anche l’acropoli di Civitavecchia (l’antica Civita Vetus), situata poco più in alto e parte integrante del patrimonio culturale della città. Questo antico insediamento, che risale all’epoca dei Pelasgi e dei Volsci, offre un’incantevole vista panoramica sul borgo e sulla campagna circostante. Le sue imponenti mura poligonali, costruite con massi di pietra sovrapposti senza l’uso di malta, testimoniano la maestria architettonica delle antiche civiltà che abitarono la zona, e fanno da protagonista insieme alla Torre medievale (detta Torre di Cicerone), all’Arco a sesto acuto, e alla Chiesa della Santissima Trinità. L’ingresso è gratuito, ma segnaliamo che il sito non è accessibile a persone con disabilità motoria.

Per chi ama esplorare luoghi insoliti e fuori dalla solita rotta, poi, segnaliamo anche il borgo fantasma di Forglieta. A pochissimi chilometri da Arpino infatti, proseguendo per la strada che porta all’acropoli, si arriva nei pressi di un antico paese rimasto sospeso nel tempo, pressoché abbandonato, e situato su una dolce collina rigogliosa di ulivi. Una meta originale e senza dubbio fotogenica, ideale per chi ama la fotografia e l’estetica urbex.

Imprescindibile, infine, una meritata sosta presso uno dei tanti agriturismi della zona, così da godere appieno anche della deliziosa e verace cucina locale. E se rimane tempo, perché no, vale senz’altro la pena anche una visita alla vicina Isola del Liri, con la sua suggestiva cascata nel pieno centro storico.

PUBBLICATO IL 2/05/2024

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Valeria Girardi

Valeria Girardi

Dal cognome veneto e dal sangue marchigiano, sono nata e cresciuta a Roma. Giornalista e traduttrice, amo scrivere, raccontare e viaggiare. Sempre pronta a esplorare luoghi insoliti e non convenzionali, quando si tratta di partire non mi tiro mai indietro. I road trip, i viaggi in treno e le destinazioni immerse nella natura sono ciò che più preferisco.

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