Ormai è difficile trovare una meta o una località che, in Sicilia, sia rimasta lontana dal turismo di massa: tuttavia, tra i luoghi segreti, misteriosi e mitologici di questa regione, la Grotta di Polifemo rimane una di quelle perle ancora incontaminate.
Negli ultimi anni è stato constatato che la Sicilia sia la meta preferita dai turisti provenienti da tutto il mondo, nonché luogo perfetto dove trascorrere la maggior parte delle vacanze estive.
Ammettiamolo: non si può negare che quest’isola che si affaccia sul Mediterraneo vanti di località sia balneari che di montagna – come l’Isola di Favignana e San Vito lo Capo con il loro mare cristallino, e le riserve naturali di Piana degli Albanesi o la Riserva Naturale Orientata dello Zingaro in provincia di Trapani.
Vi sono poi anche piccole città come Taormina, Cefalù e Marzamemi dove si possono degustare i piatti tradizionali del luogo a base di pesce, granite con brioche “col tuppo”, i famosi cannoli e le amate arancine al ragù o al burro – ma attenzione a come le chiamate!
Se siete, invece, degli appassionati di monumenti antichi, si può visitare la Valle dei Templi, un parco archeologico in provincia di Agrigento, dove si respira aria di Grecia. Infatti, per un certo periodo storico l’isola siciliana è stata sotto la dominazione delle colonie greche e che grazie all’influenza di questi popoli ci sono presenti ancora oggi, sebbene nascosti all’occhio del turista, luoghi naturalistici. Una di queste è la mitica Grotta di Polifemo.
Ulisse, il primo turista omerico dell’isola mediterranea
Se si arriva in Sicilia e si vuole visitare la Grotta di Polifemo sicuramente il popolo siciliano ti indicherà la strada per le Rovine di Erice, i Faraglioni di Acitrezza o le Grotte di Favignana. Questi luoghi sono attribuiti alla residenza del mito del Ciclope Omerico, ma alcuni archeologi hanno ipotizzato che si trovasse da tutt’altra parte, ovvero nel Valderice, nel comune di Trapani. Gli abitanti del luogo, infatti, sostengono che la vera Grotta dove il gigante visse fosse proprio quella descritta nell’ Odissea di Omero e dove Ulisse approdò con i suoi uomini. Il poeta greco descrive questo luogo nel IX Libro:
“Giunti alla terra, che sorgeaci a fronte,
Spelonca eccelsa nell’estremo fianco
Di lauri opaca, e al mar vicina, io vidi.
Entro giaceavi innumerabil greggia,
Pecore, e capre, e di recise pietre
Composto, e di gran pini, e querce ombrose,
Alto recinto vi correa d’intorno.
Uom gigantesco abita qui, che lunge
Pasturava le pecore solingo”.
Ulisse fu il primo visitatore nella terra dei Ciclopi dopo il suo lungo viaggio di ritorno dalla guerra di Troia. L’eroe, essendo un uomo abbastanza curioso, con i suoi uomini esplorò l’isola e l’interno della grotta finché si imbatté in Ciclope Polifemo, il quale rinchiuse l’eroe e i suoi compagni bloccando l’uscita con una grande masso. È risaputo che Ulisse, oltre a essere curioso, vantava di furbizia; infatti, offrì al Ciclope un vino forte con lo scopo di stordirlo e allo stesso tempo d’ingannarlo sul suo nome, ovvero Nessuno.
Una volta che il Polifemo si addormentò profondamente, Ulisse lo accecò con un bastone rovente e con i suoi uomini si nascose tra il gregge. La mattina dopo, Polifemo fece uscire il suo gregge e Ulisse grazie all’ingegno di nascondersi con i suoi uomini tra le pecore, riuscì a lasciarsi alle spalle la grotta. Il Gigante accortosi della fuga si diresse verso il costone che dava sul mare, dove, alla cieca, iniziò a gettare rocce verso la nave di Ulisse con l’intento di affondarla.
Qui l’eroe per errore rivelò a Polifemo il suo vero nome. Il Ciclope, a quel punto, lo maledisse e chiese a suo padre Poseidone, Re del Mare, di non farlo mai ritornare in patria.
Quindi, come si può ben dedurre, sia dagli scritti di Omero che Ulisse è stato il primo “turista” a visitare l’isola Mediterranea e la “reale” – si dice – residenza del gigante Polifemo.
Grotta di Polifemo: una grotta mitica tra giochi di luci
Come abbiamo già citato in precedenza, la Grotta di Polifemo è probabilmente l’unico luogo naturalistico rimasto ancora “segreto” e non ancora scoperto dal turismo di massa.
Quei pochi esploratori siciliani che conoscono l’esistenza di questo incavo naturale scavato nella roccia, una volta entrati, fanno un viaggio indietro nel tempo tra preistoria e miti leggendari. Chi è dotato di occhio attento può notare nel basso soffitto della caverna un complesso pittorico in ocra rosso che presenta alcuni graffiti risalenti intorno al 3.000 a.C. circa.
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Il primo pittogramma raffigura un labirinto che rappresenterebbe il ciclo del sole. Mentre il secondo a destra raffigurerebbe un sacerdote che celebra un rito della luce solstiziale, poiché per il popolo dell’epoca del bronzo la luce del sole era una risorsa fondamentale e di culto per la vegetazione.
Questi pittogrammi durante il più lungo solstizio d’estate sono illuminati dagli ultimi raggi del sole prima del tramonto dando vita, così, a uno spettacolo suggestivo e fatto di giochi di luci. E chissà se tra questi giochi di luci, Polifemo stia bramando ancora la sua vendetta contro l’eroe di Itaca.